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ROCK CITY- SESTO EPISODIO: King Nico

5 Apr

Torna dopo un anno di stop la saga di Rock City. Ecco il sesto episodio di questa avventura fantamusicale sempre generosa di sesso, droga, rock’n’roll e naturalmente lui, il diavolo… Tutta la saga è ispirata al Fantasma del Palcoscenico, film cult di Brian de Palma, e forse questo racconto più degli altri omaggia quella straordinaria pellicola.

King Nico, direttore artistico della Music Dome, centocinquantotto centimetri di pura energia creativa, due occhi azzurri e profondi incorniciati da un nugolo di boccoli dorati, supervisionava le ultime direttive per l’imminente apertura del Fantàsia, il nuovo tempio del rock nella città del diavolo. Seduto tra le ombre in fondo alla platea deserta, ascoltava le performance degli artisti, mentre con gli occhi divorava gli spartiti sottratti dalla suite di Jonathan Leverick, il compositore che si era gettato dalla finestra della sua camera d’albergo un paio di giorni prima. Era stato un brutto colpo, non solo per i fan, ma anche per la Music Dome. La casa discografica aveva investito un bel gruzzoletto sulla sua gallina dalle uova d’oro, certa che lo spettacolo che stava preparando avrebbe decretato l’immediato successo del nuovo locale. Jonathan stava scrivendo un concept epico che ripercorreva le avventure di un grande condottiero del passato che per odio, o forse per amore, aveva rifiutato il suo dio ed era sceso a patti con l’eterno avversario. La composizione era come al solito impeccabile, ma Nico era convinto che Leverick non incarnava l’immagine giusta per un luogo come il Fantàsia. Avrebbe regalato al suo pubblico una performance eccellente, ma Nico non stava al gioco per un semplice “eccellente”. Lui voleva qualcosa di memorabile…
Per questo motivo aveva chiesto ad un paio di scagnozzi di andarlo a trovare nella sua suite, per spiegargli gentilmente le tecniche di volo dei corvi e delle colombe. Purtroppo non era stato abbastanza attento alle loro direttive e si era sfracellato di fronte alla hall del Parnassus, l’hotel dove prendeva alloggio. Subito i fan avevano mosso accuse alla major, ma la Music Dome non c’entrava nulla, anzi… Se l’amministratore delegato avesse saputo come erano andati davvero i fatti, per Nico sarebbe stata la fine. Le quotazioni della società erano in ribasso e l’apertura del Fantàsia rischiava di trasformarsi in un flop, malgrado la fiumana di soldi investiti.
Ma quando un artista ha una visione, niente può mettersi tra lui e la sua realizzazione. Questo aveva sempre pensato Nico. La Music Dome gli aveva commissionato qualcosa di sensazionale, e il direttore artistico più all’avanguardia di Rock City gliela avrebbe consegnata su un piatto d’argento, non per soddisfare i ricconi della major, che poco o nulla sapevano di arte, lo avrebbe fatto per incidere il suo nome con lettere indelebili nella mente dei ventimila spettatori che si erano prenotati un posto per la prima. Il suo nome sarebbe rimasto nell’olimpo di Rock City, per sempre.
Nico aveva visionato circa una trentina di pretendenti ma nessuno era riuscito ancora ad avvicinarsi a quello che aveva in mente. La musica era pronta, era perfetta, perché quel diavolo di Leverick ci sapeva fare. Adesso mancava il sound. Nico era in cerca di un nuovo strepitoso sound…
Assorto in strani pensieri ma con le orecchie rivolte al palcoscenico, arrivò a prendere in considerazione la possibilità di posporre l’apertura del locale. No, quelli della MD non gliel’avrebbero mai perdonata e sarebbe stato immediatamente sostituito con quell’idiota di Curtis, buono soltanto a tuffarsi nel Vortice. Non che a Nico dispiacesse buttar giù qualche buona pasticca, ma quando lavorava ad un progetto voleva essere pulito, per meglio sintonizzarsi sul suo canale creativo, diceva.
Un riff di chitarra lo richiamò improvvisamente da quel turbine di pensieri. Non male l’uso del compressore, pensò, ma rimase con la testa abbassata e gli occhi puntati sul pentagramma della composizione di Leverick. Aspettava la voce, perché per quanto virtuoso poteva essere il chitarrista, era la voce che il pubblico voleva. Era la voce che avrebbe innescato nei cervelli alla deriva del popolo di Rock City il bisogno di canticchiare la melodia della canzone, il bisogno di comprare il disco e i gadget annessi, il bisogno di calare una nuova pasticca degli shamani al soldo delle major, per viaggiare liberamente in quel luogo misterioso a metà strada tra lo sballo e la vibrazione che la gente chiamava semplicemente il Vortice.

“Veil of mystery upon the deepest smile
She danced between the columns
Of the ancient house on the river Nile…”

Era la prima strofa del pezzo “The Birth of Riva”, la terza canzone del concept che sarebbe stata lanciata come singolo. La voce non era quella di un uomo. Nico alzò di scatto la testa, sorpreso e confuso, due sensazioni che preannunciavano sempre qualcosa di grande. La ragazza, piccola e graziosa con lunghi capelli corvini che le ricadevano lisci sulle spalle, vibrava le sue corde vocali sull’ottava superiore, in una litania epica e graffiante al tempo stesso. La chitarra l’accompagnava arpeggiando, sopra i colori di una batteria mai troppo impertinente. Sotto si sentivano le note dell’hammond, sognanti e decise, e il tempo scandito con entusiasmo dal basso Fender.
“Questo… ecco cosa ci vuole…” pensò King Nico, tirandosi indietro la ciocca di capelli dorati che gli era ricaduta sugli occhi. Ordinò a qualcuno nell’ombra di portargli un microfono. Per dimostrare il suo interesse non attese la fine della canzone. Ormai aveva deciso e lui non era certo il tipo che tornava sulle sue decisioni. La sua voce, squillante e risoluta, s’intromise nel pezzo che fuoriusciva in tutta la sua potenza dagli altoparlanti del teatro.
– Come vi chiamate? – domandò.
La ragazza, intimidita da quell’inaspettata intrusione, fece un piccolo passo in avanti, mentre gli strumenti dei suoi compagni interrompevano il pezzo tra le scariche elettriche.
– Mesmerized Eyes… – rispose con un filo di voce.
– Forse il nome lo cambiamo… per il resto va bene così… – sentenziò Nico. Nessuno lo vide alzarsi e sparire dietro le spesse tende di velluto scuro appese tutte intorno alla platea.
La macchina della musica e dei verdoni si mise subito in moto, con i suoi ingranaggi perfettamente oliati. Quella sera la cantante del gruppo, timida e talentuosa diciannovenne che si faceva chiamare Amber, fu invitata nel suite del direttore artistico per parlare dell’imminente spettacolo che vedeva la sua band protagonista. I due in verità parlarono molto poco. Lui le allungò due capsule viola e mezz’ora dopo si ritrovarono immersi nella vasca idromassaggio ad assaggiarsi reciprocamente le proprie lingue. Nico le promise un’avvenente carriera solista, lei gli mostrò un sorriso strafatto e gli circondò le spalle lasciandosi prendere completamente. Il giorno dopo vi furono le prove. Mancavano pochi giorni alla prima ma King Nico avrebbe fatto in modo che per allora tutto fosse perfetto.
L’apertura del Fantàsia fu un successo strepitoso. I giornali ne parlarono per settimane, la gente si riversò dentro il locale riempiendolo per tre mesi di fila, il disco dei Mesmerized Eys, che nel frattempo erano diventati i Crimson Paradise, schizzò in testa alle classifiche e naturalmente le azioni della Music Dome subirono un evidente rialzo, per la felicità di tutti.
Per allora il nome Jonathan Leverick era già stato dimenticato e il suo caso archiviato come semplice suicidio. Perché questa era la cruda realtà di Rock City.

GM Willo per Rock CityLeggi gli altri episodi

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IL MIGLIOR PROG DEL 2010

28 Dic

Secondo Progarchives, il database del rock progressivo più completo della rete, questi sono i dieci migliori album del 2010. La classifica si basa sulle opinioni dei webtnauti che frequentano il sito. Conosco solo alcuni di questi lavori, e nessuno (a parte forse gli Haken) trova posto nella mia personale classifica che pubblicherò a breve.

Clikkate sulle copertine per leggerne i titoli.

NB: La classifica è aggiornata alla data di questo articolo e potrebbe subire in futuro delle modifiche. Fonte: http://www.progarchives.com/

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ADDIO CAPITANO!

20 Dic

É morto venerdì scorso in California, all’età di 69 anni, Captain Beefheart, uno dei musicisti più geniali e influenti del panorama rock degli anni Sessanta e Settanta. Famosa la sua collaborazione con Frank Zappa.

Un altro grande approda nel Valhalla del rock.

GLI ASCOLTI DI NOVEMBRE

17 Nov

Sono prevalentemente tre i dischi che girano nel mio lettore Mp3 in questo novembre pieno di grigiore. È un mese ideale per un po’ di folk, per del progressive in veste vintage e soprattutto per la voce dell’oscuro ed alcolico Mark Lanegan.

Gli Agents of Mercy nascono da una costola dei Flower Kings (Roine Stolt e Jonas Reingold) e non si distaccano poi molto dalle sonorità dell’acclamata band svedese. L’uscita di questo secondo album Dramarama, che mi pare più convincente del precedente, farà sicuramente slittare la produzione del nuovo lavoro dei paladini del prog, di cui Stolt è il fondatore. L’ultimo disco dei Flower Kings risale infatti al 2007. Non è mai successo che la band impiegasse così tanto tempo per sfornare un nuovo album, ma i progetti paralleli di Stolt sono molti: Transatlantic, Karmakanic ecc…

Dei Lingalad ne avevo parlato in un articolo precedente. Ho ascoltato il loro nuovo lavoro La Locanda del Vento, che nei testi si distacca dalle solite tematiche tolkeniane del Signore degli Anelli. Un disco molto bello, in cui le atmosfere folkeggianti si amalgamano perfettamente ad un certo stile da “canzone italiana”. È un po’ come se il Branduardi più romantico incontrasse la PFM, o qualcosa del genere. Nel predente articolo avevo dato più risalto ai Fiaba, altra band italiana di musica fantasy, ma dopo aver ascoltato questo disco mi devo un po ricredere. Ascoltatevi Toni il Matto, ad esempio. Un pezzo pieno di forza ed emozione.

E per finire un disco del 2009, Broken dei Soulsavers. I Soulsavers sono un progetto di musica elettronica che mischia un po’ di tutto, dal soul al country, passando ovviamente per il rock, e nascono come duo (Rich Machin e Ian Glover) al quale si aggiungono via via diversi special guests, uno in particolare; Mark Lanegan. L’ex voce degli Screeming Trees appare nella maggior parte dei pezzi di questo disco, con la solita sofferenza di sempre, annaffiata da del sano whisky. Tra gli ospiti troviamo anche quel genio balordo di Mike Patton.

Tre album che vi terranno sicuramente compagnia nelle buie giornate di questo novembre. Cercateli su Filestube.

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8 TRACKS: L’Arte della Compilation

26 Ott

Ve le ricordate le mitiche compilation da cassetta, quelle che ci perdevi un pomeriggio a farle, e quando avevi finito dovevi rimettere sugli scaffali decine se non centinaia di cd o addirittura vinili, e che poi ti sparavi a palla nell’autoradio? Posso dire di essere stato quasi un esperto di questa meravigliosa arte. Era il modo migliore per far conoscere nuova musica agli amici, il modo migliore per avere sempre la “creme de la creme” a portata d’orecchio. Se ancora non sapete di cosa sto parlando, vi rimando a questa splendida scena del film Alta Fedeltà.

E così, come per caso (anche se il caso non esiste, come dice qualcuno…), mi sono imbattuto in 8Tracks, un nuovo social network dedicato ai creatori di compilation. Carichi le tracce che ti servono, le inserisci in un progetto, ci aggiungi una copertina e il gioco è fatto. Unica restrizione, come al tempo delle cassette da 46/60/90 minuti, il massimo di 8 pezzi per compilation. Poi la tua opera compiuta puoi tranquillamente farla girare in rete, linkarla su FB oppure metterla sul tuo sito. Mi ci sono buttato al volo!

Ecco allora i primi due esperimenti, uno di vecchi classici progressivi leggeri che ho chiamato “Meet the Dinosaur”, per chi ancora non consce i dinosauri del progressive rock, e l’altro invece con pezzi dell’ultimo decennio intitolato “Broken Bikes”. Ascoltateli clikkando le copertine qui sotto…

MEET THE DINOSAUR


1. Wondrous Stories
Yes

2. Rivendell
Rush

3. Seven Stones
Genesis

4. Coronach
Jethro Tull

5. Broken Wings
Atomic Rooster

6. Changes
Black Sabbath

7. No Quarter
Led Zeppelin

8. I Talk To The Wind
King Crimson

Ascolta la compilation!

BROKEN BIKES


1. Goliath
The Mars Volta

2. Normal
Porcupine Tree

3. Black Sandy Beaches
The Dear Hunter

4. Whole Thing (Original Mix)
Big Blue Ball

5. Don’t Even Trip (Feat. Amon Tobin)
Peeping Tom

6. Live With Me
The Twilight Singers

7. The Banality Of Evil (Burnt Friedman Remix)
Nine Horses

8. Left Out
Riverside

Ascolta la compilation!

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TRE CONSIGLI ROCK SETTEMBRINI

2 Set

Ma questo rock ci verrà mai a noia?
NO! Questa è la mia risposta. Anche con i riff scontati e i ritornelli ripetitivi, i con giri di basso ipnotici e le ballate pallose da spiaggia, se è fatto bene il rock è immortale.

Per questo inizio di settembre mi va di puntare il dito su tre album (due full lenght e un EP) semplicemente rock, anche se i Brad hanno reminiscenze grunge e i Dear Hunter sono in parte indie e in parte addirittura progressivi. Parentesi; i Dear Hunter rimangono una delle mie band preferite degli anni 2000!

Per gli amanti di Shawn Smith e della sua voce sofferta, tornano a distanza di otto anni i Brad con un disco registrato nel 2003. Best Friends non aggiunge nulla di nuovo a quello che la band di Seattle ha già fatto ma è comunque un buon modo per tornare indietro nel tempo.

Nel tempo ci si torna alla grande con l’ultimo dei Black Mountain, band canadese di rock -psichedelico che spacca davvero il culo. Wilderness Heart vi farà venire la voglia di mandar giù qualche pasticchina colorata, e vi troverete a danzare sul tavolo anche con delle semplicissime mentos alla fragola.

In attesa del quarto episodio della Saga-Dear Hunter (era atteso un EP invece sembra che Crescenzo e CO. siano intenzionati a fare uscire un full lenght, anche se non si sa ancora quando), la band americana rilascia un cofanetto che include i primi due dischi più un libro e un EP di inediti, The Branches EP. Anche solo per 10 minuti scarsi di nuova musica merita il download.

Insomma, un settembre all’insegna del rock, tanto per ricaricarsi un attimo…

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ROCK CITY – TERZO EPISODIO: Il Pifferaio delle Steppe

8 Mar

Terzo episodio della saga fantasy-rock di GM Willo, Rock City. Il racconto è liberamente ispirato alla figura di Ian Anderson, leader dei Jethro Tull. Buona lettura.

ROCK CITY – TERZO EPISODIO: Il Pifferaio delle Steppe
di GM Willo

Oltre le montagne si trova il deserto, ed una strada lunga e polverosa che taglia in due il continente. A sud di questa la vegetazione diventa selvaggia, le strade intricate, i villaggi sporadici e pieni di misteri. Laggiù i giovani sognano Rock City, mentre i vecchi siedono sui porticati a cantare vecchi pezzi blues. Laggiù tutto ha il suo tempo, tutto scorre lento, o forse non scorre affatto. Continua a leggere

ROCK CITY – Secondo Episodio: Il Fantasma di Penelope Pearl

1 Mar

Torna Rock City, un mondo immaginario in cui si aggirano improbabili creature seventies pronte a tutto per vivere il sogno della città della musica. Il mio inseparabile compagno di avventure virtuali, Charles Huxley, ha coniato un logo apposta per questo progetto. Grazie Charles!

Entrate nel mondo di Rock City, una città fuori dallo spazio (anche se molto yenkee) e fuori dal tempo (ma è di sicuro l’era del vinile), in cui la magia, il diavolo e la musica si fondono per servirvi un delizioso spezzatino di emozioni. Buona lettura!

SECONDO EPISODIO: Il Fantasma di Penelope Pearl

I ragazzi sedevano sulle panchine del parco, quello dietro l’Agorà, il più grande dei centri musicali della Dream Records, sessantamila metri quadri di negozi di strumenti, sale di registrazione, bar, ristoranti, negozi di dischi, e poi parrucchieri, tatutatori, tabaccai e rivenditori di gadget di ogni tipo. Il tutto sorgeva intorno a due grandi palcoscenici sui quali ogni sera dava spettacolo la crema del pop di Rock City. Erano passate da poco le tre di notte e i bandoni erano ormai chiusi. Avrebbero riaperto appena sei ore dopo, perché il flusso era inarrestabile e la voglia di fare parte del grande gioco della musica non risparmiava nessuno. A quell’ora gli irriducibili rimanevano sulle panchine del parco, aggrappati all’ultima bottiglia di birra, per lasciarsi accarezzare ancora un po’ dalla notte e smaltire nella testa i fumi delle pasticche.
– Dai Alvin, raccontaci ancora della Pearl…
– Mio Dio, che schianto che era, me la sarei fatta…
– Ehi ragazzi, piano con le parole. La ragazza non era di certo una santa, ma la sua voce metteva i brividi e solo per questo non le si può mancare di rispetto, specialmente adesso che non c’è più…
– Già, è stata una perdita per tutti, soprattutto per la Dream Records…
– Che si fottino quelli della Dream Records…
– Dai Alvin, dicci come è andata…
– Cazzo, lo sai come è andata, te l’avrà raccontata almeno cento volte…
– Si, ma è sempre uno spettacolo. Dai incomincia, che la benzina è quasi finita…

Alvin si sistemò a sedere coi piedi sulla panchina e le braccia poggiate sulle ginocchia, in modo da poter guardare tutti quanti in faccia, perché quando Alvin raccontava una storia voleva entrarti dentro e farti credere a tutto, la magia, il diavolo e gli spettri del palcoscenico. Rock City era una città strana e succedeva sempre qualcosa di inspiegabile, perché nella metropoli della musica la magia esisteva per davvero, e la linea che divideva il vero dall’immaginato correva sul filo delle sostanze spacciate dagli sciamani. La storia di Penelope Pearl la conoscevano tutti in città, ma nessuno riusciva a raccontarla bene come Alvin, giovane roady al soldo della D.R. Intendiamoci, lavorare per una major era una cosa normalissima a Rock City, se si considera che più del sessanta per cento del fatturato cittadino veniva dall’industria musicale e affini. Se volevi campare, il che significava rimanere nel giro, divertirti ed assistere ogni tanto ad un bel concerto, non ti restava che mettere da parte i tuoi principi ed incassare l’assegno dei discografici. Alvin avrebbe volentieri dato fuoco a tutta la baracca, ma le cose non sarebbero cambiate e lui avrebbe sicuramente fatto una brutta fine, perché non conveniva mettersi contro le major. Per questo e per altri motivi, tanto valeva seguire il flusso e vivere il sogno.
Il silenziò calò attorno alla panchina. Il ragazzo si lasciò andare ad un lungo sorso di birra, poi scaraventò la bottiglia vuota nelle ombre del parco. La storia poteva incominciare.
– Penelope Pearl aveva mille talenti, ma io la ricorderò per sempre per queste tre cose; la voce, gli occhi e la parlantina. Erano tre abilità che si fondevano nel momento in cui voleva colpirti. Ti guardava, dal basso dei suoi centosessantuno centimetri, e potevi già dirti fottuto, perché perdersi nel verde smeraldino dei suoi occhi era come abbandonarsi ad un tuffo nel vuoto. Poi ti parlava e, a differenza di molti cantanti, che quando li senti chiacchierare ti chiedi come facciano a tirar fuori dalla gola certe note, la magia della sua voce ti arrivava dritta al cuore, proprio come quando attaccava uno di quei pezzi strappa-anima con cui usava chiudere i suoi concerti. E mentre facevi i conti con le emozioni rimescolate dal timbro di quella giovane gattina, lei t’infilzava con le parole giuste, che ti sparava addosso come una mitraglietta. Continua a leggere

THE CHURCH AND THE DIME

1 Apr

Uno dei piú intensi fenomeni rock del momento. Un episodio ancora troppo lontano dai palcoscenici europei, ma fortunatamente reperibile in rete. Piccole performance e un nutrito gruppo di fan che stravede per loro. Sono i “Dear Hunter”!

Non riesco a smettere di acoltare il loro ultimo disco. Semplicemente meravigliosi!

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