Tag Archives: Progressive Rock

Rush beyond the lighted stage – Documentario

28 Set

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PROG FILM: Un documentario di David Robin sul Rock Progressivo

15 Set

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FRANCK CARDUCCI – Oddity

2 Giu

Oddity, opera prima del chitarrista-polistrumentista Franck Carducci, racchiude fin dalle prime note tutta la magia della scena sympho-prog, facendo il verso ai capostipiti Marillion e Pendragon, omaggiando ovviamente i maestri Genesis e chiudendosi con una vera e propria dichiarazione d’amore, la cover di The Carpet Crawlers.

Forte del supporto di validi musicisti e nomi prestigiosi come il fratello di Steve Hackett, John (tanto per non farsi mancare il legame carnale con i paladini inglesi), questo primo lavoro del musicista franco-italiano spicca sicuramente per tecnica e qualità di produzione. La lunga suite d’apertura Achilles, divisa in sei movimenti, ci trasporta subito in quelle zone armoniche tipiche del progressive più melodico, senza però mai risultare prevedibile. E sono proprio le linee melodiche il cavallo da battaglia di questo bel disco, che sicuramente gli amanti del genere non potranno perdersi.

Qualcuno potrebbe dire che ce ne sono già stati troppi di omaggi ai vecchi Genesis. Io credo invece che non ce ne saranno mai abbastanza, specialmente se suonano come questo CD. Ascoltate ad esempio Alice’s Eerie Dream, altro pezzo articolato di quasi 12 minuti, con un approccio leggermente più bluesy, diciamo pure alla Flower Kings. Anche le parti vocali, tasto dolente di molti gruppi appartenenti a questo genere, passano egregiamente l’esame. Insomma, se siete alla ricerca di belle emozioni alla vecchia maniera, questo disco fa per voi.

Il disco lo potete ascoltare in streaming sul sito www.franckcarducci.com.

ODDITY
Franck Carducci

1. Achilles 14:51
2. The Quind 09:23
3. The Eyes of Age 04:30
4. Alice’s Eerie Dream 11:50
5. The Last Oddity 10:17
6. The Carpet Crawlers 06:06
7. Alice’s Eerie Dream (radio edit) 03:59

  • Franck Carducci: Basses, Electric and Acoustic Guitars (6 and 12 strings), Melltron, Hammond Organ, Piano, Lead and Classical Guitar, Tambourine, Synths, Mandolin, Tibetan Belss, Handclaps. Lead and Backing Vocals.
  • John Hackett: Flute
  • Larry Crockett on Drums
  • Yanne Matis on Vocals
  • Marianne Delphin on Vocals
  • Nicholas Gauthier on Vocals
  • Richard vecchi on Hammond Organ, Piano and Lead Guitar
  • Phildas Bhakta on Drums
  • Niko Leroy on Hammond Organ and Synth
  • Toff “crazy monk” on Drums
  • Fred Boisson on Bass
  • Vivika Sapari-Sudemäe on Violin

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WELCOME TO MY DNA – Blackfield

30 Mar

Se vi va di scoprire un genio indiscusso del progressive moderno, artista sfuggente, un po’ antipatico e molto prolifero, che gli amanti del genere conoscono con il nome di Steve Wilson, consiglio vivamente di partire dai Blackfield, progetto che il polistrumentista inglese porta avanti ormai da sette anni insieme all’autore israeliano Aviv Geffen. Il formato della canzone classica, le melodie “easy-listening”, la presenza degli archi e del piano, le atmosfere oniriche ed autunnali, vi faranno subito innamorare del talento di questo personaggio. Poi potrete passare alle altre avventure di Wilson, leader degli ormai famosi Porcupine Tree e produttore di molti gruppi e progetti del genere progressive.

È uscito di recente il terzo capitolo della saga Wilson-Geffen, Welcome to my DNA, un album che tiene testa ai precedenti, per altro magnifici, in cui risaltano soprattutto gli ottimi arrangiamenti orchestrali. È un disco che aspettavo dall’inizio dell’anno quando ne ho letto l’annuncio, e naturalmente consiglio vivamente a tutti i lettori del blog. Lasciatevelo scorrere addosso, anche se è primavera e magari avreste voglia di qualcosa di più frizzante. I Blackfield parlano di pancia e suonano con l’anima; non sono solo canzonette…

WELCOME TO MY DNA
Blackfield

Studio Album, released in 2011

Songs / Tracks Listing

1. Glass House
2. Go to Hell
3. Rising of the Tide
4. Waving
5. Far Away
6. Dissolving with the Night
7. Blood
8. On the Plane
9. Oxygen
10. Zigota
11. DNA

Trovalo qui.

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WAVES: Una “Moody Compilation”

9 Mar

TRACKLIST

1. Midnight Sun – David Sylvian
2. The Poison Woman – The Dear Hunter
3. Freedom – Pete Murray
4. One – Aimee Mann
5. Love Hurts – Incubus
6. Eyes Wide Open – King Crimson
7. Home – Zero7
8. Resurrection Song – Mark Lanegan
9. Broken Skin – Nitin Sawhney
10. Since We’ve Been Wrong – The Mars Volta
11. A Sorta Fairytale – Tori Amos
12. With My Own Two Hands – Ben Harper
13. Medicine Man – The Hush Sound
14. U.N.I – Noa
15. Sing – Travis
16. Russia On Ice – Porcupine Tree

ASCOLTALA QUI!

INCOHERENCE

10 Dic

Una compilation ispirata da una magnifica illustrazione di Charles Huxley. Trame progressive, oscuri vortici metallici e tanta melodia.  Ascoltatela a questo link.

TRACKLIST

1. Karn Evil 9 (1st Impression)
Various Artists

2. Desperate Graves
The Mars Volta

3. Mount Marilyn
Tiamat

4. Enchantment
Paradise Lost

5. Vicarious
TOOL

6. Buying New Soul
Porcupine Tree

7. The Great Debate
Dream Theater

8. Homeworld
Yes

9. Conceiving You
Riverside

10. Waking Hour
Gathering

11. La terra dell’acqua
PFM

12. Anytime
Vanden Plas

13. Monsters and men
The Flower Kings

Ascolta le altre compilation

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I SUPERGRUPPI DEGLI ANNI ’90

6 Dic

Gli anni novanta hanno visto la rinascita del progressive rock, grazie a una manciata di felici episodi che hanno aperto la strada a nuovi sound e movimenti. La scena svedese nasce, o forse sarebbe meglio dire “rinasce”, con l’avvento di Anglagard e Anekdoten. I loro album di esordio rimangono ancora oggi dei masterpiece del genere. Negli States invece il progressive metal si consolida con Images and Words dei Dream Theater. Ai Marillion, che hanno tenuto il genere in vita durante tutti gli anni ’80, seguiranno una serie di band, soprattutto europee, che rifonderanno il sympho rock dalle ceneri dei grandi maestri degli anni ’70. È un periodo d’oro, quello della prima metà degli anni ’90, al quale seguirà una fase forse ancora più intensa, secondo una linea logica già vista. La seconda metà degli anni ’90 sarà infatti il periodo dei Supergruppi.

Nel 1997 esce Black Light Syndrome dei Bozzio Levin Stevens, al quale farà seguito Situation Dangerous del 2000. Sono due album a dir poco strepitosi, in cui melodia, potenza e tecnica si fondono alla perfezione. Si tratta perlopiù di sperimentazioni ed improvvisazioni, ma i risultati sono a dir poco devastanti.

Nel 1998 due quinti dei Dream Theater (Petrucci-Portnoy) danno vita al progetto Liquid Tension Experiment, con il supporto di Jordan Rudess (allora non faceva ancora parte dei DT) e del solito Tony Levin. La musica dei LTE è veloce, potente, assolutamente travolgente. Già l’anno dopo uscirà il secondo capitolo di questa bella collaborazione, Liquid tension Experiment 2, nel quale i nostri paladini proveranno a spingersi oltre, e a mio avviso con successo. Più deludente invece il terzo capitolo Spontanueus Combustion, datato 2007, privo della chitarra di Petrucci.

Più per palati sopraffini la collaborazione tra Tim Alexander (Primus) e Michael Manring, eclettico bassista americano, con l’aggiunta di Alex Skolnick (Testament). Attention Deficit, uscito nel 1998, è uno dei molti episodi di nobilitazione di musicisti appartenenti a scene estreme, come il metal appunto. A questo album seguirà l’ottimo The Idiot King del 2001.

Si danno da fare anche in Scandinavia, terra di grande tradizione progressiva. Due band culto dell’epoca, Anekdoten e Landberk, coniano il progetto Morte Macabre in cui vengono presentate cover di colonne sonore di vecchi film horror. Ma il momento più intenso dell’album è forse la lunga e drammatica Symphonic Holocaust, unico inedito in scaletta.

Sempre del ’98 il progetto Bruford Levin Upper Extremities, dove mezzi King Crimson incontrano il trombettista jazz Chris Botti e David Torn, che aveva già collaborato nel 1987 con Bill Bruford e Tony Levin nell’acclamato album Cloud Abaout Mercury. In questo caso ci si discosta leggermente dal rock, tuffandosi a capofitto nel jazz e nella fusion.

Nel 1999 Sean Malone dei travolgenti Cynic inizia il progetto Gordian Knot insieme a Trey Gunn, bassista dei King Crimson. Il risultato è un’opera di altissimo livello, che forse rappresenta nel migliore dei modi il fermento creativo di questo periodo. Ci sarà anche un seguito a questo disco, Emergent del 2003, quando ormai l’onda creativa è decisamente in declino.

Sean Malone parteciperà anche ad un’altro bel progetto del 2003, gli Official of Strategic Influence, insieme a Portnoy dei Dream Theater, Jim Matheos dei Fates Warning e il tasterista Kevin Moore, ex Dream Theater. Ed è proprio dai paladini del progressive metal che nascono altri due forti collaborazioni, i Platypus e i Transatlantic.

Non un semplice progetto tra grandi ma una vero supergruppo in stile ELP. I Transatlantic ci regalano in un decennio tre album di “true-progressive-rock” praticamente irraggiungibili, almeno per quanto riguarda la tecnica e il barocchismo. Al solito Portnoy si accostano Neal Morse (Spock’s Beard), Pete Trewavas (Marillion) e Roine Stolt (Flower Kings). Wirldwind, la loro ultima fatica, è del 2009.

Questi sono solo alcuni, ma forse i più importanti, progetti di quel periodo. A mio parere ognuna di queste opere non può mancare nella discografia di un vero progghettaro.

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TRE NUOVE COMPILATIONS

23 Nov

L’ISOLA DI CIPRESSI
(musica leggera italiana)


1. Stagioni – Francesco Guccini
2. Libero nell’aria – Sergio Cammariere
3. Sulle rive di Morfeo – Carmen Consoli
4. Dio mio no – Lucio Battisti
5. Femmena – Raiz
6. Ti Ricordo Ancora – Fabio Concato
7. Non E’ Tempo Per Noi – Ligabue
8. Madre Dolcissima – Zucchero
9. Eroe – Caparezza

Ascoltala qui

CARINA NEBULA
(progressive, rock, seventies)

1. Welcome To My Nightmare – Alice Cooper
2. Sleeping Village – Black Sabbath
3. Lay down stay down – Deep Purple
4. Perpetual Change – Yes
5. One White Duck ~ 0¹º = Nothing at All – Jethro Tull
6. The Cinema Show – Genesis
7. Since I’ve Been Loving You – Led Zeppelin
8. The Necromancer – Rush
9. Islands – King Crimson

Ascoltala qui

WHERE THE RAINBOWS DIE
(easy listening, reggae, eclectic, alternative rock)

1. Imitation of Life – REM
2. Side – Travis
3. The Teacher – Paul Simon
4. Pure Plesure Seeker – Moloko
5. Spies – Coldplay
6. Lilly – Pink Martini
7. Toledo – Elvis Costello & Burt Bacharach
8. Wonderful World – James Morrison
9. Find my baby – Moby
10. Singing softly to me – King of Convenience
11. Hard Luck Woman – Giuliano Palma & The Bluebeaters
12. I Surrender – David Sylvian

Ascoltala qui

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GLI ASCOLTI DI NOVEMBRE

17 Nov

Sono prevalentemente tre i dischi che girano nel mio lettore Mp3 in questo novembre pieno di grigiore. È un mese ideale per un po’ di folk, per del progressive in veste vintage e soprattutto per la voce dell’oscuro ed alcolico Mark Lanegan.

Gli Agents of Mercy nascono da una costola dei Flower Kings (Roine Stolt e Jonas Reingold) e non si distaccano poi molto dalle sonorità dell’acclamata band svedese. L’uscita di questo secondo album Dramarama, che mi pare più convincente del precedente, farà sicuramente slittare la produzione del nuovo lavoro dei paladini del prog, di cui Stolt è il fondatore. L’ultimo disco dei Flower Kings risale infatti al 2007. Non è mai successo che la band impiegasse così tanto tempo per sfornare un nuovo album, ma i progetti paralleli di Stolt sono molti: Transatlantic, Karmakanic ecc…

Dei Lingalad ne avevo parlato in un articolo precedente. Ho ascoltato il loro nuovo lavoro La Locanda del Vento, che nei testi si distacca dalle solite tematiche tolkeniane del Signore degli Anelli. Un disco molto bello, in cui le atmosfere folkeggianti si amalgamano perfettamente ad un certo stile da “canzone italiana”. È un po’ come se il Branduardi più romantico incontrasse la PFM, o qualcosa del genere. Nel predente articolo avevo dato più risalto ai Fiaba, altra band italiana di musica fantasy, ma dopo aver ascoltato questo disco mi devo un po ricredere. Ascoltatevi Toni il Matto, ad esempio. Un pezzo pieno di forza ed emozione.

E per finire un disco del 2009, Broken dei Soulsavers. I Soulsavers sono un progetto di musica elettronica che mischia un po’ di tutto, dal soul al country, passando ovviamente per il rock, e nascono come duo (Rich Machin e Ian Glover) al quale si aggiungono via via diversi special guests, uno in particolare; Mark Lanegan. L’ex voce degli Screeming Trees appare nella maggior parte dei pezzi di questo disco, con la solita sofferenza di sempre, annaffiata da del sano whisky. Tra gli ospiti troviamo anche quel genio balordo di Mike Patton.

Tre album che vi terranno sicuramente compagnia nelle buie giornate di questo novembre. Cercateli su Filestube.

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THE RIVER OF CONSTANT CHANGE

10 Nov

Avevo sette anni quando ascoltai per la prima volta Firth of Fifth dei Genesis. Credo che quella canzone abbia condizionato pesantemente i miei gusti musicali, e sono sicuro di non essere stato il solo. Otto anni dopo ricercai quel pezzo, e non fu difficile trovarlo perchè ricordavo benissimo la copertina dell’album che mio fratello usava ascoltare quando ero solo un bambino. Il vinile era andato perduto, forse durante un trasloco, e l’era del CD era appena arrivata, così usai i miei risparmi per cercare di fare capo a quella melodia che mi era rimasta così innocentemente nel cuore, cercando di ritrovare la scala dell’assolo di Hackett. A quindici anni riascoltai Selling England by the Pound e mi innamorai dei Genesis.

Una favola forse già sentita. Chi non ha avuto infatti un fratello o dei genitori attraverso i quali ha potuto conoscere i grandi gruppi degli anni ’70. Potrei raccontare la stessa storia per Smoke on the Water dei Deep Purple e Aqualung dei Jethro Tull (in versione live dall’album Second Out). La riflessione mi preme però farla sul “fiume in constante cambiamento”, frase finale del testo di Firth of Fifth, perchè nel frattempo molte cose sono cambiate insieme al “fiume”.

Stando ai ricordi di Peter Gabriel (dalla biografia di Chris Welsh del 1998), il glorioso Selling England by the Pound fu quasi un episodio in sordina, nato sull’onda creativa del periodo Foxtrot. Nonostante il successo che ottenne, Gabriel non sembra conservare dei ricordi particolari del periodo in cui realizzarono il loro quinto album, quello che li consacrò nel tempio del rock progressivo.

In effetti Firth of Fifth fu concepita da Tony Banks già dai tempi della scuola, con un’introduzione di pianoforte molto intricata. Solo nel 1973 venne aggiunto il testo di Gabriel, ed il lungo ed emozionante assolo di chitarra di Hackett. Insomma, non si può parlare propriamente di miracolo creativo, di intesa perfetta, di allineamento cosmico… Si tratta semplicemente di un’idea partita da lontano e poi evolutasi nel più felice dei modi.

Se poi si ascoltano le parole di una delle ultime interviste di Phil Collins sui vecchi Genesis, si rischia di perdere tutta la poesia. Secondo il pelato-talentato batterista-cantante-golfista londinese, a tutti i membri dei Genesis piaceva il soul, ma erano costretti a suonare progressive perchè quella era la moda di allora. Parole forti, che rischiano di incrinare un’epoca. Per quanto mi riguarda, fa bene ad andarsene a giocare a golf, visto che gli manca così tanto!

Eppure a risentirla per l’ennesima volta, a distanza di trent’anni dal primo impatto, riesce ancora ad emozionarmi. L’ascolto insieme ai miei figli, augurandomi che un giorno questa melodia possa far nascere in loro un po’ di curiosità. Mi piace immaginarmeli a sgattaiolare al piano di sopra, dove tengo la collezione di CD (oggetti già obsoleti), e a cercare con avidità tra le vecchie collezioni di prog.

“Eccolo, è questo… l’album con la copertina gialla e l’uomo che dorme sulla panchina…”
“Si, ma adesso con che cosa lo ascoltiamo?”
“Forse in cantina c’è ancora quel vecchio lettore cd di papà…”

Il fiume in costante cambiamento.

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