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Tag:Documentari, genesis, gentle giant, King Crimson, prog rock, Progressive Rock, Rock Psichedelico, yes
Ecco l’ultima compilation della Owlrecords… ascolala qui!
BIG MOON
1. A Scarcity Of Miracles
Jakszyk, Fripp and Collins
2. Things That Hide Away (Green)
The Dear Hunter
3. Promises, Promises
Incubus
4. Rising Of The Tide
Blackfield
5. Woman
The James Taylor Quartet
6. Death Bells
Soulsavers
7. The Price We Pay
Jakszyk, Fripp and Collins
8. Deny It All (Red)
The Dear Hunter
9. Adolescents
Incubus
10. Waving
Blackfield
11. Wonderful World
David Sylvian
12. Writer’s Block (Ilse’s Theme)
John Zorn
Quando Robert Fripp e Jakko Jakszyk si sono ritrovati nel febbraio 2009 non avrebbero mai pensato che le sedute iniziali di improvvisazioni per chitarra sarebbero diventate un album in piena regola, o che sarebbero diventate in ultima analisi, un progetto dei King Crimson. Con lo svilupparsi del materiale di quelle prime sedute fu ovvio che il progetto si stava trasformando in qualcosa di molto più grande del previsto. L’arrivo del sassofonista ed ex membro dei King Crimson, Mel Collins, ha aggiunto ulteriore colore e consistenza alle canzoni che andavano formandosi. La line-up è stata completata con l’aggiunta del bassista Tony Levin ed il batterista dei Porcupine Tree, Gavin Harrison (entrambi membri dell’incarnazione 2008 dei King Crimson), che hanno aggiunto le loro parti al materiale nei loro rispettivi studi.
Quello che era iniziato come uno scambio di idee è diventato un album di canzoni del cuore, un disco che è immediatamente accessibile al primo impatto, ma rivela dettagli freschi e approfonditi ad ogni successivo ascolto, come ci si potrebbe aspettare da musicisti di questo calibro.
Guarda il video: A Scarcity of Miracles
Track Listing:
1. A Scarcity Of Miracles (7.27)
2. The Price We Pay (4.49)
3. Secrets (7.48)
4. This House (8.37)
5. The Other Man (5.59)
6. The Light Of Day (9.02)
Total Time 42.22
Robert Fripp – Guitars, Soundscapes
Mel Collins – Alto & Soprano Saxophones, Flute
Jakko M Jakszyk – Guitars, Vocals, Gu Zheng, Keyboards
Tony Levin – Bass & Chapman Stick
Gavin Harrison – Drums & Percussion
CD/DVD-A Version
Uscita prevista per il 31 maggio 2011
FONTE: http://www.dgmlive.com
Sei dischi del 1971 che mi hanno accompagnato per tutta la mia adolescenza. Riascoltandoli adesso, mi sembrano sempre stupendi. Il loro sound è forse un po’ datato, ma le idee sono ancora i pilastri del progressive moderno.
L’ultimo decennio di questa personale classifica (a dire il vero le classifiche non sono il mio forte e non mi piacciono neppure, ma ho voluto lo stesso provarci) é forse quello piú difficile da valutare, per due motivi ben precisi. Primo perché il prog, dopo i belli episodi underground degli anni ’90, ha cominciato a fare capolino nelle charts. La crisi del disco infatti ha premiato la qualitá e rallentato le vendite dei grandi nomi. In questo modo il prog é rinato anche per il grande pubblico, e di conseguenza si sono avute negli ultimi dieci anni moltissime produzioni di qualitá (anche se forse si é risentita una carenza di creativitá). Secondo perché i miei gusti sono cambiati e ho allargato i miei ascolti, scostando l’occhio critico dal genere.
Comunque questi qui sotto sono a mio avviso gli album piú importanti degli ultimi dieci anni, estratti anno per anno.
1999: Stupid Dream – Porcupine Tree
2000: SMPTe – Transatlantic
2001: Lateralus – Tool
2002: Six degrees of inner turbulence – Dream Theater
2003: The Power to Believe – King Crimson
2004: Be – Pain of Salvation
2005: Ghost Reveries – Opeth
2006: Amputechture – The Mars Volta
2007: Act II: The Meaning Of, And All Things Regarding Ms. Leading – The Dear Hunter
2008: The Bedlam in Goliath – The Mars Volta
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I MIGLIORI DISCHI DI ROCK PROGRESSIVO DEGLI ULTIMI 40 ANNI: 1969-1978
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Qualcuno mi ha fatto notare d’avere le traveggole, e forse solo per non ammettere a me stesso di cavalcare l’onda verso gli “anta”, ho scritto nel precedente articolo, poi corretto, che avrei stilato la classifica degli ultimi 30 anni di rock progressivo, scordandomi un intero decennio. Ma puó anche essere che mi sia inconsciamente dimenticato il periodo in questione. É risaputo infatti che con l’avvento del punk il rock progressivo venne letteralmente fatto a pezzi.
Nonostante gli anni ottanta abbiano rigettato il barocchismo del genere, l’underground progressivo ha continuato comunque a sfornare album. Questa é la selezione che ho fatto dal 1979 al 1988, rimanendo comunque sui grandi nomi.
1979: The Wall – Pink Floyd
1980: Drama – Yes
1981: Discipline – King Crimson
1982: 4 (Security o Mask) – Peter Gabriel
1983: 90125 – Yes
1984: Grace under pressure – Rush
1985: Misplaced Childhood – Marillion
1986: Gone to earth – David Sylvian
1987: Crest of a knave – Jethro Tull
1988: Spirit of Eden – Talk Talk
Vedi anche: I MIGLIORI DISCHI DI ROCK PROGRESSIVO DEGLI ULTIMI 40 ANNI: 1969-1978
Vedi anche: I MIGLIORI DISCHI DI ROCK PROGRESSIVO DEGLI ULTIMI 40 ANNI: 1989-1998
Il rock progressivo compie proprio quest’anno 40 anni, se si incomincia a contare dall’uscita del masterpiece In The Court of the Crimson King dei King Crimson del 1969. Sicuramente molti potrebbero obbiettare, perché giá l’anno prima c’erano i Pink Floyd, Frank Zappa, Moody Blues, e via dicendo. Ma questa é una classifica personale e non ha nessuna pretesa. Vuole solo omaggiare il quarantennio e dare qualche consiglio di ascolto.
Questa prima parte dell’articolo “I migliori album di rock progressivo degli ultimi 40 anni” incomincia con il primo decennio: 1969 – 1978.
1969: In the court of the crimson king – King Crimson
1970: Emerson Lake & Palmer – Emerson Lake & Palmer
1971: Fragile – Yes
1972: Darwin – Banco del mutuo soccorso
1973: Selling England by the pound – Genesis
1974: The lamb lies down on Broadway – Genesis
1975: he Minstrel in the Gallery – Jethro Tull
1976: Still Life – Van der Graaf Generator
1977: Forse le lucciole non si amano piú – Locanda delle Fate
1978: Hemispheres – Rush
Leggi anche: I Migliori Dischi di Rock Progressivo degli Ultimi 40 Anni ’79-’88
Per questo nuovo intervento di “Raccontami sulle note di…” ho deciso di postare una cover della canzone che ho in effetti ascoltato mentre scrivevo questa piccola immagine. Il motivo é perché, mentre la cercavo su youtube, mi sono imbattuto in questa splendida interpretazione di Alice insieme a Tim Bowness, tratta dall’album del 2003 “Viaggio in Italia”. Davvero suggestiva!
Finalmente sono qui. Non potevo desiderare di meglio. Le onde mi accarezzano i piedi. Il salmastro si deposita sulle mie labbra. Tutto é lontano. Molto lontano. Troppo lontano…La mia isola. La chiamerò Adesso. Perché la mia isola é questo istante. La mia isola non é fatta di sabbia e di palme. La mia isola é questa sera, questo tavolo, questa birra che schiuma accanto a me, questo computer che luccica, queste lettere che batto con insistenza, non so neanche perché, forse per colpa di un gioco, un gioco che ho inventato io, un gioco sulla melodia di Island, e del Re Cremisi che mi canta, che mi sussurra di un luogo lontano, di un isola che non esiste nello spazio ma solo nel tempo. C’é un gabbiano che suona il sax. Ma no, dai, non puoi esser così di fuori. C’é un gabbiano che mi racconta qualcosa, una madre che piange, un fratello morto e sepolto, un padre malato. Ma che m’importa poi, io me ne resto sulla mia isola e sto bene, e i gabbiani vengono a mangiare i pesciolini che saltano, e a volte riesco a vedere le teste delle meduse affiorare sulla superficie azzurra di questo maledettissimo mare, che mi ricorda comunque la distanza, le distanze che creiamo tra noi, che ci fanno odiare, disprezzare, azzannare, e poi macchiare pagine bianche come questa, con ingiurie, cause, epiteti e altre orribili parole, ma come posso continuare a dirvi di questa isola in cui mi trovo, la mia isola, la mia sola isola? No, é anche la vostra se la vorrete, volete venire sulla mia isola? Basterebbe chiedermelo…
Sulle note di “Island” dei King Crimson