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Tag:Documentari, genesis, gentle giant, King Crimson, prog rock, Progressive Rock, Rock Psichedelico, yes
Oddity, opera prima del chitarrista-polistrumentista Franck Carducci, racchiude fin dalle prime note tutta la magia della scena sympho-prog, facendo il verso ai capostipiti Marillion e Pendragon, omaggiando ovviamente i maestri Genesis e chiudendosi con una vera e propria dichiarazione d’amore, la cover di The Carpet Crawlers.
Forte del supporto di validi musicisti e nomi prestigiosi come il fratello di Steve Hackett, John (tanto per non farsi mancare il legame carnale con i paladini inglesi), questo primo lavoro del musicista franco-italiano spicca sicuramente per tecnica e qualità di produzione. La lunga suite d’apertura Achilles, divisa in sei movimenti, ci trasporta subito in quelle zone armoniche tipiche del progressive più melodico, senza però mai risultare prevedibile. E sono proprio le linee melodiche il cavallo da battaglia di questo bel disco, che sicuramente gli amanti del genere non potranno perdersi.
Qualcuno potrebbe dire che ce ne sono già stati troppi di omaggi ai vecchi Genesis. Io credo invece che non ce ne saranno mai abbastanza, specialmente se suonano come questo CD. Ascoltate ad esempio Alice’s Eerie Dream, altro pezzo articolato di quasi 12 minuti, con un approccio leggermente più bluesy, diciamo pure alla Flower Kings. Anche le parti vocali, tasto dolente di molti gruppi appartenenti a questo genere, passano egregiamente l’esame. Insomma, se siete alla ricerca di belle emozioni alla vecchia maniera, questo disco fa per voi.
Il disco lo potete ascoltare in streaming sul sito www.franckcarducci.com.
ODDITY
Franck Carducci
1. Achilles 14:51
2. The Quind 09:23
3. The Eyes of Age 04:30
4. Alice’s Eerie Dream 11:50
5. The Last Oddity 10:17
6. The Carpet Crawlers 06:06
7. Alice’s Eerie Dream (radio edit) 03:59
Sei dischi del 1971 che mi hanno accompagnato per tutta la mia adolescenza. Riascoltandoli adesso, mi sembrano sempre stupendi. Il loro sound è forse un po’ datato, ma le idee sono ancora i pilastri del progressive moderno.
La compilation dei classiconi degli anni ’70 che segue la precedente Carina Nebula.
TRACKLIST
1. Death Walks Behind You
ATOMIC ROOSTER
2. Hocus pocus
FOCUS
3. The Lamia
GENESIS
4. Epitaph (including March For No Reason and Tomorrow And Tomorrow)
KING CRIMSON
5. My God
JETHRO TULL
6. La Villa Strangiato
RUSH
7. Dazed And Confused
LED ZEPPELIN
8. Child in Time
DEEP PURPLE
9. The Revealing Science of God Dance of the Dawn
YES
Avevo sette anni quando ascoltai per la prima volta Firth of Fifth dei Genesis. Credo che quella canzone abbia condizionato pesantemente i miei gusti musicali, e sono sicuro di non essere stato il solo. Otto anni dopo ricercai quel pezzo, e non fu difficile trovarlo perchè ricordavo benissimo la copertina dell’album che mio fratello usava ascoltare quando ero solo un bambino. Il vinile era andato perduto, forse durante un trasloco, e l’era del CD era appena arrivata, così usai i miei risparmi per cercare di fare capo a quella melodia che mi era rimasta così innocentemente nel cuore, cercando di ritrovare la scala dell’assolo di Hackett. A quindici anni riascoltai Selling England by the Pound e mi innamorai dei Genesis.
Una favola forse già sentita. Chi non ha avuto infatti un fratello o dei genitori attraverso i quali ha potuto conoscere i grandi gruppi degli anni ’70. Potrei raccontare la stessa storia per Smoke on the Water dei Deep Purple e Aqualung dei Jethro Tull (in versione live dall’album Second Out). La riflessione mi preme però farla sul “fiume in constante cambiamento”, frase finale del testo di Firth of Fifth, perchè nel frattempo molte cose sono cambiate insieme al “fiume”.
Stando ai ricordi di Peter Gabriel (dalla biografia di Chris Welsh del 1998), il glorioso Selling England by the Pound fu quasi un episodio in sordina, nato sull’onda creativa del periodo Foxtrot. Nonostante il successo che ottenne, Gabriel non sembra conservare dei ricordi particolari del periodo in cui realizzarono il loro quinto album, quello che li consacrò nel tempio del rock progressivo.
In effetti Firth of Fifth fu concepita da Tony Banks già dai tempi della scuola, con un’introduzione di pianoforte molto intricata. Solo nel 1973 venne aggiunto il testo di Gabriel, ed il lungo ed emozionante assolo di chitarra di Hackett. Insomma, non si può parlare propriamente di miracolo creativo, di intesa perfetta, di allineamento cosmico… Si tratta semplicemente di un’idea partita da lontano e poi evolutasi nel più felice dei modi.
Se poi si ascoltano le parole di una delle ultime interviste di Phil Collins sui vecchi Genesis, si rischia di perdere tutta la poesia. Secondo il pelato-talentato batterista-cantante-golfista londinese, a tutti i membri dei Genesis piaceva il soul, ma erano costretti a suonare progressive perchè quella era la moda di allora. Parole forti, che rischiano di incrinare un’epoca. Per quanto mi riguarda, fa bene ad andarsene a giocare a golf, visto che gli manca così tanto!
Eppure a risentirla per l’ennesima volta, a distanza di trent’anni dal primo impatto, riesce ancora ad emozionarmi. L’ascolto insieme ai miei figli, augurandomi che un giorno questa melodia possa far nascere in loro un po’ di curiosità. Mi piace immaginarmeli a sgattaiolare al piano di sopra, dove tengo la collezione di CD (oggetti già obsoleti), e a cercare con avidità tra le vecchie collezioni di prog.
“Eccolo, è questo… l’album con la copertina gialla e l’uomo che dorme sulla panchina…”
“Si, ma adesso con che cosa lo ascoltiamo?”
“Forse in cantina c’è ancora quel vecchio lettore cd di papà…”
Il fiume in costante cambiamento.
In occasione dell’uscita a settembre del suo nuovo disco, Phil Collins concede un’intervista al pubblico italiano del Corriere. L’ho sempre considerato un grande musicista, ma devo ammettere che non mi ha mai convinto come uomo e questi miei dubbi rivengono confermati da questa moscia intervista. Tecnicamente forse più dotato di Peter Gabriel, Collins ha sempre fatto delle scelte di convenienza. La sua carriera solista è stata tutta in ascesa, ma solo dal punto di vista commerciale. A differenza dell’altro leader dei Genesis, che ha rischiato la bancarotta per portare avanti Womad, progetto che ha fatto convergere musicisti da tutto il mondo, Phil Collins ha sempre puntato sul sicuro. Ciononostante è davvero difficile volergli male, specialmente per un fan dei Genesis sfegatato come il sottoscritto.
Come tutti i progger ho sempre avuto una predilezione per quelle composizioni dilatate che nel genere vengono chiamate “Suite”. Alcune di queste canzoni sono dei veri e propri viaggi che vorresti non terminassero mai. Dato che non esiste un paradigma preciso che definisca questo tipo di canzoni (la lunghezza? ma quanto? la divisione in movimenti? e i concept sono anche quelli delle suite?) ho provato semplicemente ad indicare le venti esperienze musicali che amo di piu’ e che ritengo appartenere a questa definizione. Se ne ho lasciate qualcuna fuori non me ne dolete, potrebbero riapparire nel prossimo articolo dedicato ai concept. Inoltre ho evitato di riportare piu’ di un pezzo per band (altrimenti gli Yes avrebbero preso troppi posti!).
GENESIS – Supper’s Ready
YES – Close to the Edge
Il rock progressivo compie proprio quest’anno 40 anni, se si incomincia a contare dall’uscita del masterpiece In The Court of the Crimson King dei King Crimson del 1969. Sicuramente molti potrebbero obbiettare, perché giá l’anno prima c’erano i Pink Floyd, Frank Zappa, Moody Blues, e via dicendo. Ma questa é una classifica personale e non ha nessuna pretesa. Vuole solo omaggiare il quarantennio e dare qualche consiglio di ascolto.
Questa prima parte dell’articolo “I migliori album di rock progressivo degli ultimi 40 anni” incomincia con il primo decennio: 1969 – 1978.
1969: In the court of the crimson king – King Crimson
1970: Emerson Lake & Palmer – Emerson Lake & Palmer
1971: Fragile – Yes
1972: Darwin – Banco del mutuo soccorso
1973: Selling England by the pound – Genesis
1974: The lamb lies down on Broadway – Genesis
1975: he Minstrel in the Gallery – Jethro Tull
1976: Still Life – Van der Graaf Generator
1977: Forse le lucciole non si amano piú – Locanda delle Fate
1978: Hemispheres – Rush
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